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AG 2014. Centro Familiare di Berna, quale futuro?

Assemblea generale dell’associazione, presentazione delle attività 2014 e del nuovo mandato di progetto e attività del Direttivo.

Berna, febbraio  2014 – Si è tenuto a Berna, lo scorso sabato 22 febbraio, nella Sala Scalabrini, presso la MCI, l’assemblea generale ordinaria dell’associazione ACFE (Associazione Centro Familiare Emigrati), ente che vanta una presenza più che trentennale nel territorio bernese e dintorni, cooperando attivamente con la MCI di Berna e di Bienne.

Ha aperto i lavori dell’assemblea, la Presidente uscente dell’ACFE, dott.ssa Anna Pompei-Rüdeberg che ha presentato gli ospiti presenti in sala non senza richiamare alla memoria dei presenti la recente scomparsa di Emirano Colombo colonna portante della stessa associazione e per tradizione Presidente di giornata in momenti come quello trascorso. La parola è poi passata alla prof.ssa Ilia Bestetti Izar nominata Presidente di giornata per coordinare e condurre i lavori ed ha iniziato dai saluti pervenuti da quanti non hanno potuto prendere parte all’assemblea. La dott.ssa Fiammetta Acernese si è offerta ed è stata eletta quale verbalista d’eccezione. Tra i presenti, vi era anche il missionario della MCI di Berna, P. Enrico Romanò (attuale membro del comitato ACFE), la dott.ssa Gerda Hauck, membro della Kleiner Kirchernrat (KKR) di Berna. La signora Hauck, insieme alla dott.ssa Rüdeberg, Antonio Perissinnotto e a Padre Pino Cervini (Missionario a Soletta e coordinatore zonale dei missionari delle MCI della regione Berna-Giura bernese), fa parte del “Gruppo di lavoro della Chiesa cattolica svizzera”: gruppo molto attivo e attento alle problematiche dell’emigrazione e dell’integrazione dei cantoni di Berna/Soletta.

Dopo la parte formale sulla relazione amministrativa e della tenuta contabile dell’associazione, si è proceduto all’ammissione dei sei nuovi soci, alla nomina dei membri del Comitato Direttivo (Padre Pino Cervini, Padre Enrico Romanò, Umberto Castra, Antonio Perissinotto, Alex Widmer e nuovamente elette la dott.ssa Silvia Colombo Remund e la prof.ssa Ilia Bestetti Izar) e all’elezione del Presidente: all’unanimità è stata rieletta la dott.ssa Anna Pompei-Rüdeberg.

Si è dato ampio spazio alla relazione della Presidente dell’ACFE che ha fatto un excursus sulle attività svolte dal centro e sull’importanza di proseguire le attività anche con l’attivazione di progetti specifici che toccano da vicino le tematiche portate avanti dal Centro Familiare sulla sofferenza e solitudine uomo/donna nella famiglia: tutto ciò sullo sfondo di una domanda essenziale sul futuro del Centro Familiare dopo la sospensione dei contributi; nonostante si sia passato dalle 350 consulenze del 2009 a oltre 530 nel 2013.

Quello dei contributi e del finanziamento della stessa sede associativa è stato elemento predominante dell’intero dibattito con la discussione di alcune ipotesi concrete a sostegno del lavoro e della presenza futura del Centro Familiare. Molti hanno ricordato come il Centro Familiare già in passato è stato all’avanguardia con la promozione della scuola per i genitori, con i corsi sulla bioetica, dell’assistenza e della qualità di vita dei nostri anziani, per non parlare del sostegno morale dato a molte e tante famiglie in difficoltà. La dott.ssa Angela Carlucci, Presidente dell’ADISPO, ha ricordato l’importanza di fare appello ad altre associazioni per far conoscere il lavoro svolto dal Centro Familiare e, inoltre, si è messa a disposizione attivandosi per il redesign del sito internet e per il fundraising verificando dove e come reperire fondi a sostegno delle attività del Centro oltre che a supporto per la copertura dei costi fissi. Anche l’avvocato Vincenzo Amberg, collaboratore volontario del Centro Familiare, nel suo intervento a sostegno del lavoro del Centro ha ricordato un proverbio tedesco dicendo che “Dove c’è volontà c’è anche una strada” (Wo ein Wille ist, ist auch ein Weg).

Insomma è quel “volere è potere” se inteso come volontà di un gruppo di persone che crede in questo lavoro di volontariato a supporto dei più deboli, di coloro i quali vivono situazioni di fragilità psico-emozionale e che non hanno possibilità, anche per difficoltà linguistiche, di rivolgersi presso enti cittadini preposti al sostegno e/o alla consulenza personale. A più ripresa si è paragonato il lavoro del Centro Familiare come a quella di una candela che deve essere alimentata e mantenuta accesa per dare una speranza a quanti cercano la solidarietà, una voce amica ma anche un vero e proprio sostegno psicologico da parte di esperti del campo. In questo lavoro di supporto e collaborazione tra MCI e associazioni di volontari, come l’ACFE, cito Sofocle quando affermava che “L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo”. Ed è proprio quel prossimo più vicino a noi, il più debole o l’emarginato e lo stesso migrante, che è posto al centro dell’attenzione degli operatori del Centro Familiare che, con il proprio tempo libero, contribuiscono con la propria volontà a mantenere vivo e percorribile il sentiero della solidarietà.

Paolo Vendola